Data di pubblicazione: 05 Dicembre 2017
La smart home è sempre più una realtà. E nel corso di quest’anno le opportunità si moltiplicheranno. Soprattutto per gli installatori, che potranno allargare il proprio mercato senza enormi sforzi di “riconversione” digitale. l’analisi del mercato
e gli scenari futuri in una conversazione con Angela Tumino, direttrice scientifica dell’osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano.
Elettrodomestici collegati tra loro e comandati a voce, il riscaldamento intelligente che impara, grazie agli algoritmi, le preferenze degli inquilini, una gestione dei consumi sempre più evoluta ed efficiente grazie a finestre robotizzate e infissi smart. Sono solo alcune delle soluzioni tecnologiche per la Smart Home, la Casa Intelligente, destinate a prendere piede nel corso di questo 2018. Uno scenario che offre spunti utili per tutti gli operatori del settore casa, che apre loro grandi opportunità: se nel 2016 il mercato italiano, ancora in fase di avvio, valeva 200 milioni di euro, le previsioni parlano di un giro d’affari che potrebbe raddoppiare in 2-3 anni. A patto però che gli installatori riescano ad integrarsi nella filiera tecnologica, più che in quella dell’edilizia. Altrimenti a dettare legge saranno solo Google, Apple, Amazon che già vendono i kit per il comando vocale.
Secondo Angela Tumino, docente del Politecnico di Milano e direttrice scientifica dell’Osservatorio Internet of Things (l’internet degli oggetti) lo scenario si divide in due parti. La prima riguarda le novità che a suo avviso si consolideranno nel corso del 2018. La seconda comprende uno sguardo sulle evoluzioni nel breve-medio periodo.
Bisogna partire, afferma l’esperta, dai dati di scenario. «Il mercato della Smart Home in Italia è ancora piccolo – nota Tumino –. La domotica più tradizionale ad esempio è un segmento di nicchia, affidato a operatori esclusivi che forniscono servizi e apparecchi, dalle tapparelle automatiche alla regolazione climatica, con un proprio marchio. Tuttavia, prodotti di fornitori diversi però non dialogano tra loro e questo mercato rischia una fase di stallo». In generale, la Smart Home in Italia riguarda un’offerta ancora limitata, «costituita per la maggior parte – continua la docente – da soluzioni per la sicurezza, siano allarmi, sistemi anti-intrusione e via dicendo. In misura molto minore ci sono poi gli strumenti per il controllo del riscaldamento, anche a distanza, e dell’illuminazione. Per il futuro le previsioni sono difficili, ma si possono fare alcune valutazioni».
Per l’anno alle porte Tumino evidenzia alcuni «elementi di dinamicità». «Alcuni operatori si stanno muovendo nel campo delle utility, quindi dell’energia. Stanno agendo con decisione anche gli operatori della telefonia mobile che finora erano stati ai margini del mercato. La loro offerta riguarda una scheda sim che consenta la connessione degli oggetti, ad esempio il termostato per la regolazione a distanza». Per la docente si aprono spazi rilevanti anche nel campo dei consumi energetici. Le strumentazioni disponibili permettono, sempre attraverso algoritmi, di rilevare da dove vengono i consumi maggiori nella casa e dando all’utente i consigli giusti per rendere efficiente l’impiego dei vari elettrodomestici. Gli installatori, prosegue Tumino, possono cogliere le nuove opportunità. Senza necessariamente riconvertirsi. «Devono riuscire a formarsi anche sull’installazione di nuove soluzioni, andando al di là dell’offerta della domotica tradizionale. Tante soluzioni oggi sono vendute a scaffale, con il motto do it yourself. Ma nella realtà il cliente non è in grado di procedere in modo autonomo. Ecco, guardando agli sviluppi futuri credo che si apra uno spazio rilevante per chi si occupa dell’installazione. Ma a patto di integrarsi con attori diversi nel mercato tecnologico retail».
Esiste poi lo scenario che prende in considerazione i prossimi anni. «Il trend internazionale, quindi non ancora molto presente in Italia, considera tutto il tema della gestione della casa tramite il controllo vocale dell’utente. Amazon offre un concentratore, o hub, per la casa, che si chiama Echo. Google il suo Assistant. Apple invece ha ritardato l’uscita del proprio prodotto. L’idea è avere questi concentratori in grado di dialogare con chi abita e semplificare l’esperienza dell’utente, per accendere l’allarme, spegnere le luci e le altre azioni domestiche. Una differenza che riguarda le aziende del settore è che questi apparecchi sono una sorta di modem e la loro installazione è più semplice».
La sfida per l’intero mercato, aggiunge Tumino, è andare oltre gli standard esclusivi dei differenti produttori. «La scommessa è costruire un’offerta modulare con dispositivi che parlino un linguaggio comune, per una casa intelligente fatta da sistemi di aziende diverse». Se il robot a forma umana non arriverà ancora nelle case, l’Artificial intelligence è già presente in molte abitazioni, negli strumenti che funzionano basandosi sugli algoritmi. In questo modo, la casa intelligente «impara» a leggere i comportamenti degli abitanti e regola i sistemi secondo i gusti e le prerogative di ciascuno. Una stanza più calda, il tepore nell’abitazione nel momento giusto dell’arrivo dal lavoro, segnalato dal Gps del cellulare. L’Ai che gestisce il nostro focolare sarà presto la prima «persona» che saluteremo entrando.