Data di pubblicazione: 27 Giugno 2018
Sono stati già sottoscritti da almeno 800 mila italiani e nel 2017 hanno generato una raccolta di 11 miliardi di euro, il doppio rispetto alle previsioni del ministero dell’Economia. I Pir (Piani individuali di risparmio) sono stati accolti più che calorosamente, ma quanti ne conoscono realmente il funzionamento? E quali sono i vantaggi per le Pmi che operano nel mercato della finestra? Ecco una guida in sette punti.
1. Cosa sono. I Pir sono stati istituiti con la legge 232 del dicembre 2016 e sono dei «contenitori fiscali» al cui interno si possono inserire diverse tipologie di strumenti finanziari. La peculiarità di questi strumenti è che sono completamente detassati: nessuna tassa di successione e nessuna imposta sui redditi da capitale. Benefici che valgono, però, solo se l’investimento resta bloccato per almeno per 5 anni. Qualora il risparmiatore decidesse di disinvestire prima, il beneficio fiscale verrebbe meno.
2. Come funzionano. «Le risorse dei Pir devono essere investite per il 70% in strumenti finanziari (obbligazioni o azioni, sia quotati sia non quotati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione) emessi o stipulati con imprese residenti in Italia, o in Stati membri dell’UE o in Stati aderenti all’ASEE aventi stabile organizzazione in Italia. Il 30% di questo 70% deve essere investito in imprese non quotate nel FTSE MIB, indice azionario della Borsa italiana, o su altri indici equivalenti» – spiega il professore di Organizzazione Aziendale dell’Università degli Studi di Padova Paolo Gubitta, chiarendo che tale vincolo consente di canalizzare l’investimento verso imprese che hanno maggiore fabbisogno finanziario e più difficoltà a reperire risorse tramite il canale bancario, così da favorirne il processo di crescita e di sviluppo. Il restante 30% della quota totale può essere investito in qualsiasi strumento finanziario (compresi anche i depositi e i c/c). A poter investire è ogni persona fisica residente in Italia. L’importo per l’investimento va da un minimo di 500 euro a un massimo di 30.000 euro per anno solare per non più di 150.000 euro in cinque anni.
3. Quali sono i benefici per le Pmi del comparto degli infissi. «Nel nostro settore, le aziende sono ancora troppo legate al credito bancario sia per operazioni di medio – lungo periodo, sia per attività legate all’operatività quotidiana. Ma il sistema bancario è sempre più restrittivo nell’erogare finanziamenti, dunque, con i Pir, le società di piccole e medie dimensioni del settore possono trovare un nuovo modo per ottenere capitali e finanziare programmi di crescita e sviluppo», sottolinea l’ad di Maico Wolfgang Reisigl, precisando: «I Pir sono strumenti che in altri Paesi sono già in vigore e di cui il nostro comparto sta beneficiando. A livello concettuale, dunque, la loro introduzione è assolutamente positiva».
4. Cosa deve fare una Pmi per accedere ai Pir. Le piccole e medie imprese possono accedere ai finanziamenti dei Pir in due modi: quotandosi o rientrando nel 30% di credito dedicato alle Pmi fuori Borsa.
5. Come quotarsi. Il listino in cui possono quotarsi le Pmi è AIM Italia, che si caratterizza per un processo di ammissione semplificato che non prevede requisiti minimi di accesso in termini di capitalizzazione, fatturato o struttura di governo societario. Per le imprese che si sono quotate all’AIM da almeno 18 mesi, c’è poi la possibilità di passare al mercato principale MTA.
I requisiti formali richiesti sono solamente:
• la presenza continua di un Nomad (una banca d’affari, un intermediario, una società, un’associazione professionale che operi prevalentemente nel corporate finance e che valuti l’appropriatezza della società per l’ammissione a AIM Italia, pianificando e gestendo il processo di quotazione e assistendola per tutto il periodo di permanenza sul mercato)
• la soglia minima di azioni sul mercato in termini di flottante almeno del 10%
• la predisposizione del documento di ammissione e la presentazione di un bilancio certificato.
Nel corso degli incontri preliminari, il Nomad valuterà il potenziale apprezzamento della società da parte degli investitori e la consiglierà in merito all’opportunità di intraprendere il processo di quotazione. Una volta quotata, per attrarre gli investitori e fornire adeguata informativa sulle proprie scelte gestionali, la società dovrà presentare i bilanci consolidati e le relazioni semestrali. Non sono richiesti requisiti particolari in tema di corporate governance né requisiti economico-finanziari specifici. «Quotarsi – rileva Reisigl – non vuol dire rinunciare completamente al proprio controllo societario, ma attenersi a delle regole precise che consentono all’azienda di acquisire una reputazione ancora più solida sul mercato. In Danimarca, Inghilterra e Norvegia già tante realtà del nostro settore sono quotate e stanno andando molto bene. E anche in Italia almeno un centinaio di aziende del comparto dei serramenti, avrebbero tutte le carte in regola per quotarsi e le altre potrebbero farlo agilmente con l’aiuto di un consulente. Con un duplice vantaggio: il capitale che ottengono in Borsa va ad aggiungersi al capitale sociale dell’azienda e i controlli richiesti la aiutano a mettere in sicurezza il suo stesso futuro». Tra chi ha già deciso di muoversi in questa direzione c’è Sciuker, azienda specializzata nella progettazione e produzione di infissi in legno alluminio che ha avviato le attività preliminari all’ammissione sul mercato AIM Italia. Con una nota l’azienda ha spiegato di aver scelto questo percorso per «rafforzare la struttura patrimoniale della società e penetrare nuovi segmenti strategici attraverso l’ampliamento della propria offerta, l’apertura di nuovi store e la crescita attraverso linee esterne».
6. Accesso ai Pir per le Pmi non quotate. Per chi non intende seguire la strada della Borsa il lavoro da fare per poter essere inseriti nei Pir è legato alla territorialità e alla reputazione: «Le Pmi devono investire sulla trasparenza, garantire affidabilità agli investitori, dunque devono dotarsi di una governance efficiente ed efficace. Tutti valori che sono fondamentali per poter essere attrattivi per i gestori dei Pir, soprattutto a livello locale», consiglia Gubitta.
7. Quali rischi corre una Pmi con i Pir. Tendenzialmente nessuno. Il più esposto a rischio è l’investitore / risparmiatore. La Pmi può cogliere con questo strumento l’occasione per uscire da un sistema finanziario bancocentrico e accedere al mercato dei capitali. «Questo tipo di operazione – conclude Gubitta – educa le imprese a disintermediarsi, uscendo dal vincolo esclusivo del capitale fornito dalle banche e generando un effetto positivo sulla capacità di migliorare la propria riconoscibilità e il proprio standing».