Data di pubblicazione: 02 Marzo 2021
«I veicoli elettrici sono sopravvalutati» a dirlo è Akio Toyoda, amministratore delegato di Toyota, in una recente dichiarazione che ha sollevato un polverone. Ma non tutti sono d’accordo: in Norvegia le e-car vendute nel 2020 rappresentano il 54% del totale, in Olanda hanno coperto il 69% del mercato automobilistico durante lo scorso dicembre. L’Italia insegue gli altri paesi, con numeri più modesti, ma che comunque confermano il trend. Che fine fanno le batterie? Da dove arriva l’elettricità per alimentarle? I dubbi sull’effettiva sostenibilità delle auto a batteria sono leciti, ma molti studi concordano che reggono benissimo il confronto con le auto “tradizionali”.
Il 2020 è stato comunque un anno record per l’auto elettrica in Italia: +251% di vendite rispetto al 2019. Numeri piccoli, come si è visto, rispetto al parco circolante in Italia, dove ancora diesel e benzina sono diffusi. Secondo gli ultimi dati pubblicati sul sito di Motus-E, associazione fondata nel 2018 che raggruppa oltre 60 operatori del mondo automotive, dai fornitori di infrastrutture elettriche e di ricarica alle università, fino alle associazioni ambientaliste.
«Da nord a sud sono presenti 39 milioni di auto», ha spiegato in una recente intervista Dino Marcozzi, Segretario generale di Motus-E. Ma la nicchia potrebbe ingrandirsi nel giro di un decennio. «Abbiamo dovuto rivedere i nostri trend: nel 2025 prevediamo 200mila immatricolazioni di BEV, ovvero i Battery Electric Vehicle, le elettriche pure. E questo porterà a oltre un milione di queste quattro ruote in circolazione. Nel 2030 saranno cinque milioni, il che vuol dire che un’auto su sei sarà elettrica».
Come abbiamo visto, l’amministratore delegato di Toyota non sembra convinto dal potenziale elettrico: secondo Toyoda le emissioni di anidride carbonica prodotte dalla generazione di elettricità sfaterebbero il mito della sostenibilità. Ma gli elementi da prendere in considerazione sono molti. Un recente articolo del Corriere della Sera ne ha elencati alcuni a favore dell’e-car.
Come la durata utile di una batteria per auto, che può reggere fino a 700-900 mila chilometri: l’esempio riportato è di una Mercedes, che non «arriva indenne» nemmeno ai 500mila. Batterie che possono poi essere smantellate e riciclate, recuperando quasi tutti i materiali di cui sono composte: si stima che nel 2035 oltre un quinto del litio e del nichel, e il 65% del cobalto, necessari per realizzare una nuova batteria potrebbero provenire dal riciclaggio. Nei prossimi dieci anni si stima che i progressi tecnologici dimezzeranno la quantità di litio necessaria per produrre batterie; la quantità di cobalto richiesta diminuirà di oltre tre quarti e il nichel di circa un quinto.
Un altro punto a favore delle batterie è quello rappresentato dalla produzione di batterie: ci sono molti studi per estrarre il litio (componente base delle batterie) in modi alternativi, dal mare e dalle farine. In Italia si sta sviluppando la prima Gigafactory italiana agli stabilimenti ex Olivetti di Scarmagno, concentrata sulla produzione di batterie per automobili. L’Europa probabilmente produrrà abbastanza batterie per rifornire il proprio mercato dei veicoli elettrici già nel 2021.
In Norvegia l’immatricolazione nel 2020 ha superato quella di auto a benzina, diesel e ibride. Lì il 54 per cento delle auto vendute si caricano “alla spina”: un forte incremento rispetto 42 per cento registrato nell’anno precedente (dati ente nazionale di informazioni sul traffico stradale, OFV).
Ma buon senso civico e ambientalista della popolazione non bastano per arrivare a certe cifre: il grosso infatti l’hanno fatto le iniziative pubbliche. Da anni il governo incentiva tramite sussidi e agevolazioni l’acquisto di questo tipo di mezzi, dando spazio a politiche ambientaliste, ritenute fondamentali per l’economia del paese.
Le macchine elettriche, inoltre, sono state escluse dalle tasse previste per tutti gli altri veicoli. I parcheggi sono ovunque gratuiti per i veicoli elettrici, così come le strade a pedaggio. Infine la scelta del governo di avviare finanziamenti per il rafforzamento delle infrastrutture di ricarica ha attirato successivi investimenti da parte dei privati. L’obiettivo dichiarato nel 2016 è quello di portare a zero le vendite di auto a benzina e diesel entro il 2025.
E, come ovvio, non bastano soltanto auto elettriche per spazzare via diesel e benzina: occorre una rete di colonnine di ricarica. In Italia sono 20mila: poche e mal distribuite. Guardando all’estero un modello è quello di Amsterdam. Non essendoci box, chi ha un’auto elettrica può chiedere di farsi installare una colonnina nel parcheggio davanti casa. L’operazione, tra pratiche e burocrazia, termina in appena 90 giorni.
Nell’intero 2020 le auto elettriche hanno coperto il 21% del mercato nei Paesi Bassi, ma lo scorso dicembre, le auto elettriche hanno toccato l’incredibile quota del 69%, con vendite totali di oltre 30 mila unità in un solo mese.
A invogliare la popolazione al cambio sono come per la Norvegia gli incentivi, che andranno avanti fino al 2025, anno in cui il Paese dovrebbe essere diventato “full electric”. Lo stato dà 4.000 euro per tutti i veicoli a batteria con un prezzo di listino compreso fra 12 mila e 45 mila euro e un’autonomia minima di 120 km. Per le auto usate l’incentivo scende a 2 mila euro.