Nonostante la pandemia, durante il 2020 l’Italia ha continuato a premere sull’acceleratore delle rinnovabili. Secondo i dati di ENEA, l’indice che misura la transazione energetica in base a prezzi, sicurezza e decarbonizzazione ha visto un deciso aumento, arrivando al +38%. La quota della rinnovabile sul totale, però, resta bassa, entrando appena negli obiettivi europei stabiliti per il 2020. I dati sull’Europa, come vedremo, sono molti, alcuni promettenti, altri abbastanza deludenti. Nel frattempo in USA si stanno facendo grandi investimenti per l’energia green, come i grandi impianti eolici off-shore e i finanziamenti per dimezzare il costo del fotovoltaico. Secondo alcuni la soluzione sta nel nucleare, secondo altri è ancora troppo costosa. Ma andiamo con ordine.
Energia rinnovabile in Europa: a che punto siamo?
In Europa, la scalata verso l’energia green procede bene: per la prima volta nel 2020 la produzione di rinnovabile ha superato quella da combustibili fossili. Ma l’obiettivo che ci siamo posti (zero emissioni entro il 2050) a questo ritmo non è raggiungibile.
Bisogna accelerare ancora. Secondo
il rapporto del think tank indipendente Ember assieme alla tedesca Agora Energiewende per arrivare all’obiettivo la quota di energia prodotta in modo sostenibile deve almeno triplicare. Un modo intelligente per approfondire il tema è
electricityMap, una mappa interattiva e open source, che mostra da dove proviene l’energia utilizzata dai vari stati, la percentuale di rinnovabile e le emissioni,
tutto in tempo reale. Qui sotto potete vedere lo spaccato dell’Italia settentrionale: le emissioni sono livello arancione, un po’ sotto la media europea, il 47% del totale energia è prodotta da fonti poco inquinanti, e il 35% del totale è prodotta da fonti rinnovabili.
I dati parlano chiaro: gas e idroelettrico vanno per la maggiore – il fotovoltaico è al terzo posto (le barre colorate mostrano la quantità di energia prodotta in tempo reale, le barre grigie il totale della capacità installata).
I grandi investimenti americani
Anche gli Stati Uniti hanno fatto passi da gigante ultimamente: nel 2020 il 40% dell’energia è derivata da fonti rinnovabili. Un record. Il solare ha prodotto 16,5 GW, l’eolico 17,1 GW. A dirlo è il “Sustainable Energy in America Factbook 2021” il rapporto annuale del Business Council for Sustainable Energy e di Bloomberg sull’energia. Parlando di eolico, di recente è stato approvato il progetto per il primo mega impianto eolico off-shore statunitense (84 turbine), a 15 miglia nautiche dalla costa di Martha’s Vineyard, l’isola dei milionari nel Massachusetts. L’intero parco eolico statunitense nel 2030 produrrà 30mila megawatt di energia, sufficienti ad alimentare ben 10 milioni di case. A dare il via ai lavori il neo-presidente Joe Biden, che sostiene fortemente l’eolico off-shore, al contrario dei predecessori repubblicani, sostenendo che darà lavoro direttamente a 44mila persone, più 33mila occupati dall’indotto.
Ma si continua a puntare anche al sole: il Dipartimento dell’energia USA ha recentemente stanziato 128 milioni in finanziamenti alla ricerca per dimezzare i costi di fotovoltaico e solare termico. Il prezzo ad oggi è di 4,6 centesimi di dollaro per kWh, l’obiettivo è arrivare 2 centesimi/kWh entro il 2030. Due i materiali chiave per le celle solari: le perovskiti e il tellururo di cadmio.
C’è chi nel futuro vede il nucleare
Nel futuro dell’energia c’è anche il nucleare: potrebbe ricevere il bollino verde dell’Unione Europea, che la farebbe entrare tra le “energie meritevoli di sussidi”. Nel rapporto del Joint Research Centre, incaricato dalla Commissione UE di disegnare la strategia ambientale europea si legge: «Le analisi non riportano alcuna evidenza scientifica sul fatto che il nucleare sia più nocivo per la salute umana o per l’ambiente rispetto agli altri metodi di produzione di energia». A puntare sull’energia dall’atomo anche Jean-Bernard Lévy, amministratore delegato di Électricité de France, che vede il futuro dell’energia come un bilanciato equilibrio tra rinnovabili e nucleare.
Uno degli ostacoli di questo tipo di energia (oltre al tema delle scorie nucleari) è rappresentato dal costo: tra le diverse fonti, rinnovabili e non, il nucleare è ancora quella più costosa. Lo rivela il World Nuclear Industry Status Report, una ricerca annuale prodotta da un gruppo di esperti internazionali indipendenti, guidati dal tedesco Mycle Schneider. Il ricercatore stesso è scettico anche sui motivi della costruzione di nuove centrali atomiche: secondo lui non hanno alcuna ragione economica o ecologica, ma solo «motivazioni politiche (militari per la Francia, di influenza geopolitica per la Cina) o a interessi delle aziende del settore».
La partita dell’energia, insomma, è ancora aperta. Ma una cosa è chiara: i combustibili fossili stanno via via scomparendo, lasciando spazio a nuovi modi di produrre energia. La terra si sta riscaldando, questo è un dato di fatto. Sapere che tutto il mondo è in corsa per aumentare al massimo la produzione a impatto zero fa ben sperare. Le energie rinnovabili diventano quindi, citando Francesco La Camera, direttore generale di Irena (International Renewable Energy Agency) «fonte di innegabile ottimismo per un futuro migliore, più equo, resiliente, pulito e giusto».