Data di pubblicazione: 09 Aprile 2020
Esistono molti fattori che condizionano le scelte dei consumatori: il prezzo, la provenienza, la percezione che si ha del marchio. Il Made in Italy è fra questi: è un sinonimo di qualità, di produzione locale e di eccellenza. Ma c’è anche un nuovo fattore che negli ultimi anni sta prendendo piede, orientando le decisioni dei consumatori: la sostenibilità ambientale. E si sa, l’unione fa la forza: è proprio dalla fusione di questi due elementi che nasce Made Green in Italy, un marchio unico per valorizzare le eccellenze italiane con le migliori prestazioni ambientali, dagli alimentari ai cosmetici, fino ad arrivare ai serramenti in legno.
Il marchio parte da Life Magis, progetto coordinato da Enea, agenzia nazionale per le nuove tecnologie attiva nel settore dell’energia e dell’ambiente. Tra i partner dell’iniziativa, in rappresentanza di vari settori, ci sono Apo Conerpo, Cosmetica Italia, Consorzio per la Tutela del Formaggio Pecorino Romano, Legnolegno, Lineapelle e Unione Italiana Food. La parte scientifica, invece, è rappresentata dalla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, dall’Istituto per la Bioeconomia del CNR e dall’Università Tecnica di Aquisgrana, uno degli atenei più grandi in Germania.
Made Green in Italy diventa quindi un importante strumento sotto diversi punti di vista. Dalla prospettiva ecologica perché aiuta a contribuire allo sviluppo di idee green e al miglioramento costante di produzione, stoccaggio e distribuzione, avvicinando sempre più l’Italia al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità europei. Dal punto di vista dei consumatori è uno strumento importante perché, attraverso l’adozione del metodo Pef – Product environmental footprint –, una “carta d’identità” ecologica che permette di comprendere gli aspetti di tracciabilità, qualità ambientale, qualità del paesaggio e sostenibilità sociale, garantisce al cittadino la trasparenza e rende i prodotti comparabili, favorendo scelte consapevoli. Ed è un doppio vantaggio per le imprese, da una parte perché è una chiara dimostrazione dell’impegno che l’azienda che adotta questo marchio nei confronti dell’ambiente, della sostenibilità e della natura, dall’altra perché rafforza l’impatto che può avere accoppiato alla dicitura “Made in Italy”, elevando l’immagine dei prodotti nei mercati nazionali e internazionali.
Un marchio che spazia su diversi settori tra cui, come abbiamo visto, coinvolge anche il comparto del legno, in particolare la filiera di produzione dei serramenti in questo materiale. Per saperne di più su Made Green in Italy, e scoprire il ruolo che ricoprono i serramenti in legno in questo marchio abbiamo parlato con Stefano Mora, uno dei massimi esperti italiani in materia di serramenti e ceo di LegnoLegno, un consorzio nazionale di 970 aziende nella filiera del serramento, la cui mission è contribuire allo sviluppo qualitativo del settore, tramite attività informativa e corsi di formazione.
L’idea con cui nasce Made Green in Italy è costruire un marchio che possa abbinare il concetto di made in Italy con la sostenibilità ambientale. Il made in Italy preso da solo funziona bene, è rilevante e ha forza nel mercato, soprattutto all’estero. Ma siamo perfettamente consapevoli che il concetto di sostenibilità ambientale negli ultimi anni sta prendendo importanza, sta crescendo in modo significativo, e che potrebbe essere il motore di grandi cambiamenti, anche per il mercato.
L’obiettivo del progetto è sperimentare su alcune filiere produttive di diverse estrazioni, come il settore alimentare, i cosmetici, le pelli e i serramenti come misurare il livello di sostenibilità ambientale. Uno studio che deve tenere conto di tutte le fasi, soprattutto in quei settori caratterizzati da una filiera non industrializzata, in cui non sempre è facile tracciare tutti i passaggi produttivi. Lo scopo finale è costruire un benchmark di un determinato prodotto, su cui confrontare le proprie performance.
Noi di LegnoLegno siamo partner aziendali con l’Università Tecnica di Aquisgrana, che si occupa di sviluppare procedure per la misura e l’analisi delle performance ambientali dei prodotti in legno, in particolare dei serramenti. Le tecniche di rilevazione che adotteremo per ora sono applicate solo al legno, ma in futuro potrebbero essere adattate anche a diversi materiali.
La procedura per l’analisi dell’impatto ambientale è abbastanza complessa. Parte fondamentale del processo è l’analisi del ciclo di vita di un prodotto, nel nostro caso i serramenti in legno. Si parte dalla materia prima, ma si analizza anche l’impatto dei vari componenti, che possono essere di vetro, di metallo. Si prendono in considerazione anche il trasporto, le vernici e tutti gli accessori e le lavorazioni che fanno parte del prodotto finito. Tutti i dati che raccogliamo vengono poi pesati e misurati, così da riuscire a creare una fotografia di quanto impatto ha sull’ambiente, in questo caso, il serramento prodotto. L’analisi non sarebbe però completa senza l’analisi della dismissione, ovvero quando il suo ciclo di vita è finito.
In Europa sono state fatte esperienze analoghe da diversi soggetti, che ci tornano utili per confrontarli al nostro studio. Ciò che si analizza è sempre il ciclo di vita di un prodotto, ma noi cerchiamo di costruire approcci diversi da quelli usati in passato, soprattutto differenziandoci nell’output, andando da etichetta ambientale a dichiarazione d’impronta del prodotto. Stiamo cercando un modo di comunicazione che sia leggibile anche da chi non è un tecnico del settore: stiamo parlando di prodotti che finiscono nelle mani del consumatore finale, che deve avere capacità di lettura e confronto. In concreto l’output sarà un documento che riporta le caratteristiche dell’impatto ambientale, una carta d’identità delle eco-performance.
È importante perché i marchi di sostenibilità diventeranno riconosciuti e riconoscibili. Stiamo seguendo già da qualche anno la sostenibilità ambientale, e sappiamo che oggi non è un parametro di scelta nell’acquisto dei serramenti, ma lo sta diventando. Altri settori, come per esempio il food, stanno diventando trainanti, sia perché più comunicativi e tangibili, sia perché collegati alla salute. Siamo ciò che mangiamo ma siamo anche ciò che abitiamo. Altri mercati, per certi versi analoghi a quello dei serramenti stanno dimostrando che la tendenza è quella. In Italia ci stiamo muovendo parecchio in questo senso, stiamo giocando d’anticipo mettendo disposizione strumenti per capire come orientarsi nei confronti del mercato, per posizionarsi al meglio, usando tutte le carte a disposizione.