Data di pubblicazione: 23 Giugno 2021
Negli ultimi anni l’attenzione nei confronti del concetto di Smart City è cresciuta notevolmente, di pari passo con l’innovazione tecnologia e la diffusione del concetto di sostenibilità ambientale. Cosa si intende però con Smart City? Si intende la capacità dell’uomo di costruire città funzionali, tecnologiche e che permettano di vivere in simbiosi con l’ambiente, rispettando sia il benessere delle persone, sia quello della natura circostante.
Lo scoppio della pandemia ha ulteriormente amplificato l’importanza di questa tendenza: le misure restrittive e il distanziamento sociale a cui è stata sottoposta l’intera popolazione mondiale, hanno sottolineato nuovi aspetti dell’organizzazione urbana, attivando reazioni e stimolando la ricerca di soluzioni sempre più innovative e funzionali.
Fondamentale è diventato poter svolgere attività online (come smart working, didattica a distanza, e-commerce, servizi pubblici) attraverso connessioni efficaci, in spazi domestici a misura d’uomo. Questo ha portato a ripensare anche l’utilità e la concezione dello spazio domestico: le case in questo contesto hanno acquistato vita, diventando un’estensione di chi le abita, rendendole intuitive e salubri.
Simbolo di questa continua innovazione è Woven City, una città-laboratorio intelligente, connessa, automatizzata, situata ai piedi del Monte Fuji. Questo tecnologico agglomerato urbano è il nuovo progetto di Toyota, annunciato al CES 2020: un prototipo di città del futuro, un luogo dove l’innovazione incontra il futuro, attraverso l’utilizzo di intelligenza artificiale, sensori, mobilità autonoma.
«Costruire una città completa dalle fondamenta, anche su piccola scala come questa, è un’opportunità unica per sviluppare le tecnologie del futuro, compreso un sistema operativo digitale per le infrastrutture della città – ha spiegato Akio Toyoda, presidente della Toyota Motor Corporation all’inaugurazione del progetto -. Con persone, edifici e veicoli tutti collegati e in comunicazione tra loro attraverso dati e sensori, saremo in grado di testare l’intelligenza artificiale connessa… sia nel mondo virtuale che in quello fisico… massimizzando il potenziale».
L’esperimento giapponese punta a costruire una città totalmente sostenibile, con la maggioranza degli edifici realizzati in legno, per sfruttare le tradizionali tecniche di falegnameria del paese nipponico e contestualmente diminuire le emissioni di CO2. I tetti saranno attrezzati con pannelli fotovoltaici per generare una fonte di energia sostenibile, che andrà a sommarsi a quella ad idrogeno. Il contatto con la natura avrà un ruolo determinante nella vita di comunità: i parchi di quartiere, il grande parco centrale per lo svago così come la piazza centrale per gli incontri sociali, saranno progettati per riunire la comunità. Un futuro che tende sempre più alla costruzione di città sostenibili in cui nuove infrastrutture green si integrano a spazi verdi, dove l’energia deriva da fonti rinnovabili e l’uomo convive in simbiosi con ambiente e natura.
L’obiettivo è unire, rendere omogenea e continua la città, come ha spiegato Alessandra Coppa, architetto, giornalista, docente di “Storia dell’architettura Contemporanea” presso il Politecnico di Milano e di “Storia e documentazione dei beni architettonici” presso l’Accademia di Brera, nel suo libro “Architetture dal futuro. Visioni contemporanee sull’abitare” (Editore 24 ORE Cultura): «
Non solo case ed edifici intelligenti, però, anche tutti gli altri elementi delle città dovranno essere in linea con il grado di innovazione delle città del futuro. Per questo esistono laboratori che stanno ripensando locali e ambienti tipici delle città contemporanee in chiave innovativa: edicole digitali alimentate a pannelli solari e munite di una rastrelliera con prese di alimentazione per biciclette elettriche, in cui entrare liberamente per ricaricare i cellulari o pagare varie utenze; smart tower di varie tipologie e dimensioni in grado di contenere antenne e tecnologie 5G per la comunicazione mobile, pali per l’illuminazione cittadina con sensori e telecamere che registrano moltissime informazioni – dall’andamento dei parcheggi liberi al numero di persone che transitano per una via, e a che distanza tra loro, dal livello del traffico a quello dell’inquinamento – e le restituiscono sotto forma di dati e statistiche utili alla comunità, questi sono solo alcune delle innovazioni che cambieranno il concetto e la funzionalità delle città.
Accessori pensati e elaborati da Calzavara Labs, il recente laboratorio di Basiliano (Udine) dove si progettano e sviluppano le tecnologie per le Smart City. Oggetti intelligenti e connessi tra loro, estremamente funzionali e al tempo stesso capaci di raccogliere dati e analizzarli per fornire rappresentazioni utili della realtà. Una città che vive, informa, analizza e capisce come migliorare il proprio funzionamento: questa è la direzione della quotidianità futura. Questi cambiamenti influenzeranno anche il mondo del lavoro: la diffusione dello smart working sarà sempre maggiore e gli uffici saranno ripensati, diventando luoghi e ambienti ideali dove svolgere al meglio le proprie funzioni.
«Nella nuova dimensione delle intelligence city, gli uffici incontrano la città e la città incontra l’ufficio. Diventano un tutt’uno. Possiamo lavorare ovunque e, al tempo stesso, possiamo svolgere moltissime attività anche a poca distanza dalla nostra scrivania» ha confermato in una recente intervista Alessandro Adamo, partner di Lombardini22, Gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e della progettazione integrata, e direttore di DEGW, la divisione che si occupa di workplace (hanno firmato, tra gli altri, gli uffici delle sedi milanesi di Microsoft, EY, Siemens, dell’Armani Hotel, per citarne solo alcuni). «Se le organizzazioni in questo ultimo anno hanno continuato a lavorare bene, è perché tutti si conoscevano già prima. Non solo i processi, ma anche le risorse coinvolte in un determinato progetto erano note. Dunque, è stato più semplice attivare meccanismi di fiducia e stimolare il coinvolgimento. Ma cosa accadrà con le nuove leve? Dobbiamo garantire anche a loro la possibilità di sentirsi ingaggiati condividendo un’esperienza fisica: per questo ambienti, spazi e uffici andranno ripensati, resi funzionale e idonei a stare al passo con il livello d’innovazione delle città».